Il contagio by Michele Prestipino & Giuseppe Pignatone;

Il contagio by Michele Prestipino & Giuseppe Pignatone;

autore:Michele Prestipino & Giuseppe Pignatone; [Prestipino, Michele & Pignatone;, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: 9788858104118
editore: edigita
pubblicato: 2012-11-14T23:00:00+00:00


8. Il marchingegno della politica

Zappalà Vediamo se possiamo trovare un accordo, se ci sono le condizioni... io faccio una... una straordinaria, come si dice... affermazione... elettorale, no? Per arrivare sicuramente nei primi tre, e non dico... non dico questo... però...

Pelle Ma da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno!

Zappalà Lo so, lo so!

Conversazione tra Santi Zappalà e Giuseppe Pelle, 27 febbraio 2009

Ho 54 anni, sono nella Dc da ragazzo, sono passato per mille incarichi. Ovunque ho sistemato figli di questa terra. Nella mia vita avrò fatto assumere negli uffici pubblici circa tremila persone, forse più, ho perso il conto. Vengono tutti da me: don Ciccio mettete pace, don Ciccio risolvete questo problema. Ed io con la santa pazienza trovo le soluzioni. Sono come un missionario. Poi qui sono ignoranti. Si rivolgono a me perfino per mettere pace tra moglie e marito. Vede, noi al Sud non siamo come voi al Nord che vi accordate tra partiti: l’Usl a te, l’assessorato a me. Qui soffriamo di una malattia terribile, l’individualismo. Ci vuole prestigio personale e io ce l’ho.

Francesco Macrì, detto Ciccio Mazzetta, intervista al «Corriere della Sera» del 2 ottobre 1986

Gaetano Savatteri Tocchiamo il punto scottante dei rapporti tra ’ndrangheta e politica, un altro dei punti nodali della forza delle cosche mafiose.

Giuseppe Pignatone I collegamenti con la politica e con l’impresa fanno parte di quello che possiamo definire il «capitale sociale» della ’ndrangheta. È una caratteristica propria della mafia. Un secolo fa, nel 1900, Luigi Sturzo scriveva sul suo periodico «La Croce di Costantino»: «La mafia oggi serve per domani essere servita, protegge per essere protetta, ha i piedi in Sicilia ma ha terra anche a Roma, penetra nei gabinetti ministeriali, nei corridoi di Montecitorio, viola segreti, sottrae documenti, e costringe uomini creduti fior di onestà ad atti disonoranti e violenti». Un secolo dopo, il collaboratore Nino Giuffrè spiega che «nel mondo ci sono vari poteri: imprenditoriale, economico, politico... per funzionare devono essere tutti collegati tra loro. Perché altrimenti il marchingegno non funziona. È l’unione che fa la pericolosità». A distanza di un secolo, un osservatore attento della società meridionale e un componente di Cosa Nostra forniscono la stessa analisi. È stupefacente. Dà il senso di quanto i meccanismi di potere delle mafie siano immutati.

Savatteri Il marchingegno, dunque. Un marchingegno micidiale...

Pignatone La definizione del marchingegno indica la strada per combatterlo. Bisogna disarticolare il marchingegno. Un aspetto riguarda la repressione contro la mafia e le sue collusioni penalmente rilevanti, ma l’altro aspetto riguarda i comportamenti della politica e dell’impresa, come si è visto. In Calabria la situazione è molto particolare. La pervasività di cui abbiamo parlato, la densità numerica condizionante, la debole efficacia dell’attività repressiva, la scarsa consapevolezza della sua pericolosità e unitarietà hanno ritardato la comprensione del fenomeno. In Sicilia, fino a una trentina di anni fa, si descrivevano i mafiosi come bande di pastori e sembrava impossibile che un esponente politico regionale o addirittura nazionale potesse sporcarsi le mani con un’accozzaglia di pecorai.

Michele Prestipino Anche se gli osservatori più acuti avevano già consapevolezza che le cose stavano diversamente.



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